Lo studio, pubblicato su Nature Metabolism, e i cui dati provengono da Predict, il più ampio programma di ricerca nutrizionale in corso al mondo che esamina le risposte al cibo in contesti di vita reale, aiuta a capire perché alcune persone faticano a perdere peso, anche con diete a calorie controllate, e sottolinea l’importanza di comprendere il proprio metabolismo personale quando si inizia una dieta. Il team di ricerca ha raccolto dati dettagliati su 1.070 persone che hanno consumato colazioni standardizzate e pasti scelti liberamente per un periodo di due settimane, per un totale di oltre 8.000 colazioni e 70.000 pasti.
I partecipanti hanno eseguito un test della glicemia a digiuno (test di tolleranza al glucosio orale), per misurare quanto bene il loro corpo elaborasse gli zuccheri e hanno tenuto per l’intero svolgimento della ricerca un dispositivo indossabile per la misurazione dei valori dello zucchero nel sangue. È emerso che chi ha sperimentato significativi “cali di zucchero” 2-4 ore dopo il picco iniziale post prandiale ha avuto un aumento del 9% della fame, cosa che ha portato a un’attesa di mezz’ora in meno per il pasto successivo.
Il calo di zuccheri ha portato anche a consumare 75 calorie in più nelle 3-4 ore dopo la colazione e circa 312 durante l’intera giornata rispetto a quanti non avevano questo problema. Questo tipo di schema potrebbe potenzialmente trasformarsi per i ricercatori in circa nove chili di aumento di peso in un anno.
Alimentazione & Nutrizione (Nutri&Previeni)