Un ridotto apporto calorico aumenta l’aspettativa di vita in molte specie. Ma in che modo la dieta allunghi la vita di organismi utilizzati quali modelli sperimentali (essenzialmente moscerini della frutta e nematodi) è rimasto un mistero fino a poco tempo fa. Gli scienziati dell’Istituto Max Planck per la biologia dell’invecchiamento di Colonia hanno scoperto che un recettore ormonale costituisce un importante link tra nutrizione e aspettativa di vita nei nematodi.
La proteina recettrice NHR-62 sembra aumentare la durata della vita di questi animali di circa un venti per cento quando il loro apporto calorico è ridotto. Inoltre, un altro studio ha dimostrato che il recettore ormonale NHR-8 influenza lo sviluppo nell’età adulta nonché la durata massima di questi invertebrati. Potrebbe essere possibile che gli ormoni legati a questi recettori siano anche competenti per regolamentare l’aspettativa di vita negli esseri umani.
Il nematode Caenorhabditis elegans vive solo circa 20 giorni. Ciò lo rende un soggetto di ricerca ideale, in quanto l’intero ciclo di vita dell’invertebrato può essere studiato in breve tempo. Inoltre, questo nematode e’ formato da un numero di cellule inferiore a mille, la sua genetica è stata ampiamente analizzata, e contiene molti geni simili a quelli degli esseri umani. Gli scienziati dell’equipe di Adam Antebi presso l’Istituto Max Planck per la biologia dell’Invecchiamento hanno quindi deciso di utilizzare il Caenorhabditis elegans per scoprire come gli ormoni possano influenzare l’invecchiamento. Essi sono particolarmente interessati a recettori ormonali che si trovano nel nucleo delle cellule, che regolano l’attività dei geni metabolici.
I loro risultati indicano che il recettore NHR-62 deve essere attivo a seguito di un ridotto apporto dietetico per prolungare la vita di questi organismi. Se NHR-62 è attivo, Caenorhabditis elegans vivranno il 25% più a lungo sotto restrizione dietetica che se questo recettore è inattivo. Di conseguenza sembrerebbe che ci sia un ormone ancora sconosciuto, in grado di regolare la durata della vita attraverso il recettore NHR-62. Se si riuscisse ad identificare questo ormone e a somministrarlo al nematode, sarebbe possibile prolungare la sua vita, senza dover cambiare il suo apporto calorico.
Una dieta ristretta colpisce anche l’espressione dei geni in modo massiccio: dei circa 20.000 geni dell’invertebrato, 3.000 cambiano la loro attività, e 600 di questi mostrano una dipendenza dal recettore NHR-62. Ne consegue che ci sono molti altri candidati per migliorare la speranza di vita. Dal momento che gli esseri umani hanno recettori simili a NHR-62, i cosiddetti HNF-4α, gli scienziati del Max Planck sospettano che i recettori ormonali possano non solo controllare la durata massima di vita dei nematodi, ma anche influenzare gli esseri umani.
Tuttavia, la nutrizione influisce sulla durata della vita in vari altri modi. Un altro studio da parte degli scienziati ha dimostrato che i vermi privi del recettore dell’ormone NHR-8 rimangono più a lungo in una fase pre-puberale prima di raggiungere l’età adulta. Inoltre essi tendono a morire prima rispetto agli animali presentanti questo recettore. NHR-8 è un recettore nucleare, responsabile della regolazione del metabolismo del colesterolo. In assenza di questo recettore, il microrganismo non può produrre abbastanza ormoni steroidei dal colesterolo e raggiunge quindi la maturità sessuale più tardi. Inoltre, il suo metabolismo relativo agli acidi grassi varia in maniera da contribuire, anch’ esso alla riduzione dell’aspettativa di vita.
Recettori simili all’NHR-8 sono stati rintracciati anche negli esseri umani. In teoria il metabolismo del colesterolo potrebbe, anche negli esseri umani, regolare lo sviluppo fisico e influenzare l’aspettativa di vita.
Giacomo Pagliaro Fonte Funiber