Se fino a qualche tempo fa, per abbassare il colesterolo bisognava togliere alcuni alimenti dalla dieta, con le nuove ricerche sul fronte degli alimenti funzionali, o nutraceutici, che uniscono la nutrizione a un effetto farmacolgico, è diventato utile aggiungerli alcuni alimenti. Lo hanno ribadito gli esperti riuniti per una tavola rotonda “Integratori e farmaci di origine vegetale” del Mario Negri Institute alumni association, a Milano, spiegando che in generale un alimento si può considerare nutraceutico se il suo consumo ha effetti positivi o agisce su una o più funzionali fisiologiche e, quindi, oltre a nutrire. comporta un rilevante miglioramento dello stato di salute o di benessere riducendo il rischio di una patologia.
Proteine benefiche
Molti alimenti tradizionali hanno queste caratteristiche e la loro azione è stata dimostrata scientificamente nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, in particolare nel controllo dell’ipercolesterolemia, riconosciuto fattore di rischio. Una delle prime evidenze e che poi ha riscontrato il maggior successo, è la riduzione del livello di colesterolo con le proteine della soia. Il risultato risale a circa 30 anni fa su pazienti con ipercolesterolemia (300-350 mg/dl) che con una dieta totalmente a base di proteine della soia riducevano di oltre il 20% il valore. Nel 1999 la Food and drug administration (Fda) americana ha riconosciuto che con un dosaggio minimo giornaliero di 25 grammi è possibile ridurre il rischio cardiovascolare. Alla soia si è di recente aggiunto il lupino: uno studio clinico ha dimostrato che ha effetti di abbassamento della pressione e riduce del 6% un’ipercolesterolemia moderata. Le proteine estratte da questa pianta vengono usate nella preparazione di altri alimenti come gelati, creme, salse e alimenti per vegetariani. L’azione di queste proteine si esplica a livello cellulare facendo aumentare la ricaptazione del colesterolo da circolo sanguigno e ridurre la sua sintesi.
Steroli dalle piante
Con meccanismi diversi, anche i fitosteroli ottengono risultati simili nell’ipercolesterolemia: agendo a livello dell’intestino abbassano i livelli del 10% circa, e fino al 12-15% se si parla solo del colesterolo Ldl, il cosiddetto cattivo. Sono molecole presenti negli oli vegetali, nella frutta secca, in alcuni semi e legumi e spesso vengono aggiunti a prodotti alimentari come lo yogurt Se ne conoscono circa 40 tipi ma i più abbondanti nell’alimentazione sono il beta-sitostirolo, il campesterolo e lo stigmasterolo. Tra le novità, anche i beta-glucani, particolari fibre solubili, presenti in alimenti come la crusca, l’avena, l’orzo, psyllium e i loro derivati. Sono fibre che in presenza di acqua formano un massa viscosa che a livello intestinale sequestra glucosio e colesterolo, rallentando così il loro assorbimento. Ma, più in generale, rallentano lo svuotamento gastrico, aumentano la peristalsi intestinale, riducendo così dal 5 al 15% i livelli di colesterolo e del colesterolo Ldl. Inoltre, alcuni test evidenziano anche un aumento dell’Hdl, il colesterolo “buono” e un calo dei trigliceridi. Secondo l’Fda tali effetti, e quindi i benefici cardiovascolari, si ottengono con almeno 3 grammi al giorno.
Acidi grassi dal pesce
Conoscenze di vecchia data, invece, sono gli acidi grassi omega 3, quelli contenuti nel pesce grasso, cioè salmone, acciughe, aringhe, sgombri sardine, tonno e crostacei. I principali omega 3 contenuti nel pesce sono l’acido eicosapentaenoico (Epa) e l’acido docosaesaenoico (Dha). Sugli effetti benefici di sostanze si sa molto e le evidenza sono supportate da molti studi, il più recente e importante è di certo lo studio Gissi che ha dimostrato che mediante l’assunzione di queste sostanze migliora la prognosi dei pazienti con scompenso cardiaco, inoltre in molti studi epidemiologici è emersa la possibilità di prevenire la morte improvvisa nei pazienti infartuati.
Simona Zazzetta