La dieta si fa disordinata, le ossa diventano fragili e le mestruazioni scompaiono. Disturbi alimentari, osteoporosi e amenorrea sono i tre ‘ingredienti’ di una sindrome in crescita: la cosiddetta ‘triade delle atlete’, un termine coniato nel 1992 dall’American College of Sports and Discipline Medicine per descrivere una condizione che minaccia non solo le professioniste dello sport, ma in generale tutte le donne che praticano molta attività fisica senza alimentarsi correttamente. A lanciare l’allarme è il nutrizionista veronese Riccardo Dalle Grave, presidente dell’Aidap (Associazione italiana disturbi dell’alimentazione e del peso), che descrive i ‘campanelli d’allarme’ e avverte famiglie e allenatori: ”Educazione e prevenzione sono i punti di forza” salva-salute.
Le più a rischio, spiega l’esperto, sono le giovani atlete impegnate in discipline che richiedono un corpo magro: ”Maratona, danza, salto con l’asta, ginnastica artistica e nuoto”. Ma poichè negli ultimi 30 anni il numero di donne che praticano sport è aumentato molto, sottolinea Dalle Grave, la ‘triade dell’alteta’ minaccia tutte le fan del fitness. ”A volte l’atleta è inconsapevole che l’ammontare delle calorie introdotte è insufficiente per l’energia spesa – dice lo specialista – Altre volte, invece, la magrezza può essere voluta e ricercata, portando la persona a comportamenti tipici dei disturbi alimentari”.
Sotto accusa, secondo Dalle Grave, ci sono più fattori. Innanzitutto ”credere che la perdita di peso migliorerà la prestazione”. Ma anche ”i commenti negativi da parte di allenatore o membri dello staff atletico, e la necessità di esibire il proprio corpo in pubblico”, aggiunge il nutrizionista.
L’esperto elenca i comportamenti ‘sospetti’ che parenti e assistenti sportivi dovrebbero imparare a conoscere, per individuare in tempo le possibili vittime della ‘triade dell’atleta’: ”Riduzione delle porzioni; escludere certi cibi; saltare i pasti; rifiuto di mangiare con gli altri; andare in bagno subito dopo aver mangiato; parlare spesso di peso, forme e alimentazione; ‘body checking’ (cioe’ pesarsi spesso, guardarsi in modo critico allo specchio, toccarsi alcune parti e confrontarsi con altre donne); evitare di esporre il corpo e fare piu’ esercizio fisico di quello richiesto”. Dalle Grave ricorda che ”l’esercizio fisico, se salutare, deve essere incoraggiato. Un sottogruppo di sportive, però, puo’ sviluppare la sindrome”. Una vera malattia, di cui chi vive accanto a una sportiva dovrebbe essere al corrente per essere in grado di identificare chi ne è affetto o in pericolo, conclude.
fonte Aidap