limomeNonostante si continui a dare evidenze mediatiche della corrispondenza tra alimentazione a base vegetale e prevenzione e/o cura di tutte le tipologie di tumori,la comunità scientifica non è tutta dello stesso parere.

Gli studi di correlazione geografica fra il consumo pro capite di vari alimenti e nutrienti e la mortalità per tumore (i cosiddetti studi ecologici, iniziati negli anni sessanta) hanno sistematicamente evidenziato una forte relazione dei principali tumori del mondo occidentale (mammella, colon, prostata, rene, ovaio) con il consumo di carni e di grassi animali, ma non erano in grado di discriminare fra il ruolo di questi alimenti ed altri potenziali fattori eziologici legati alla ricchezza delle popolazioni.

Il progetto EPIC (European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition)), il più grande studio prospettico finora intrapreso, che segue oltre 500.000 persone reclutate in 10 paesi europei con abitudini alimentari molto diverse ha recentemente confermato un chiaro effetto preventivo del consumo di alimenti ricchi di fibre vegetali, sia cereali sia verdura e frutta sui tumori del colon. Il ruolo del latte e dei formaggi nella cancerogenesi è invece molto controverso. Anche gli studi epidemiologici su dieta e tumori della mammella hanno dato risultati spesso incoerenti.

L’alimentazione può influenzare l’insorgenza dei tumori attraverso numerosi meccanismi, il protocollo antinfiammatorio Pnei, utilizzato anche per la terapia di prevenzione anti-tumorale, segue un regime alimentare alcalinizzante. La dieta alcalina  privilegia l’assunzione di alimenti alcalini – come vegetali, frutta fresca, tuberi, noci e legumi – limitando gli alimenti acidi, come cereali, carni e formaggi; sono inoltre sconsigliati alcolici, bevande gassate tipo cola e cibi molto salati.

La dieta alcalina si basa sulla considerazione che un’alimentazione ricca di cibi acidi finisce col disturbare il bilancio acido-base dell’organismo, promuovendo la perdita di minerali essenziali, come il calcio ed il magnesio contenuti nelle ossa. Tali alterazioni favorirebbero la comparsa di un’acidosi cronica di grado lieve, che a sua volta sarebbe un fattore predisponente per alcune malattie e per un senso di malessere generale.

L’acidità di un alimento non si misura allo stato fresco ma sulle ceneri (minerali) che rimangono dopo la combustione. Queste sostanze inorganiche, quindi non metabolizzabili, possono comportarsi come acidi o basi e come tali partecipare al mantenimento del normale pH organico.

Il limone, ad esempio, ha un pH molto basso, legato all’abbondante presenza di acido citrico; viene comunque considerato un alimento alcalino perché le sue componenti acide hanno natura organica e come tali vengono facilmente metabolizzate dall’organismo ed eliminate con la respirazione, mentre quelle basiche inorganiche vi permangono più a lungo. Gli elementi che danno luogo alla formazione di acidi, diminuendo il pH urinario, sono lo zolfo, il fosforo ed il cloro, mentre i cibi ricchi di sodio, potassio, magnesio e calcio sono considerati alcalini.

Fonte:

www.mariacorgna.it

www.pnei4u.com